Il caffè prodotto in Costa Rica potrebbe essere il primo con il marchio Carbon-Neutral al mondo, grazie all’attuazione di un piano in grado di aumentare la produzione e la qualità dei chicchi di caffè, riducendo contestualmente l’emissione di carbonio all’interno del processo.

Ottenere un certificazione Carbon-Neutral permetterebbe di raggiungere più destinazioni e ottenere maggiori profitti da questo prodotto, dato che si esportano quasi 300 milioni di dollari annui in media, la maggior parte verso l’America del Nord.

La Costa Rica potrebbe essere il primo paese a livello internazionale ad attuare una Azione di Mitigazione Opportuna a livello Nazionale (sigla inglese NAMA), nel settore del caffè, portando questo prodotto a distinguersu come unico e dall’elevato valore aggiunto.

L’obiettivo è ridurre la quantità di fertilizzanti e altre sostanze chimiche nelle coltivazioni e negoziare con altri paesi, specialmente europei, disposti a spendere di più per un prodotto di qualità.

L’agrario è una delle attività prioritarie nella strategia nazionale della neutralità climatica e dal 2014 sono stati destinati poco più di 2 milioni di dollari per la ricerca e l’attuazione di tecnologie sostenibili e di migliori pratiche produttive,inolte quasi 3mila produttori di caffè hanno ricevuto qualifiche in merito a queste tematiche. I promotori di questa iniziativa sono stati il Ministero di Agricoltura e dell’Allevamento, in collaborazione con il Ministero di Ambiente ed Energica, con la Banca interamericana di Sviluppo e con la Fundecooperación.

Luis Roberto Chacón, coordinatore regionale del progetto, ha affermato che “La Costa Rica ha un vasta esperienza nella produzione di caffè nonché un forte desiderio di innovazione; pertanto risulta essere il candidato ideale per sviluppare il primo NAMA nel mondo focalizzato su questo settore”.

Uno dei risultati più significativi è stata una produzione di ossido di diazoto (N2O), una delle principali cause dell’effetto serra, inferiore a quanto previsto: nel 2012 si prevedeva che l’emissione di gas oscillasse tra i 2,92 e i 7,78 chilogrammi per ettare coltivato; tuttavia la ricerca attuale ha registrato una variazione tra 1,27 e 0,92 chilogrammi per ettare coltivato.

Un’altra iniziativa rilevante è stata l’abilitazione di produttori di metodi di semina, allo scopo di determinare quali sono i più efficienti, sia in termini di energia sia di costi per i produttori.

Andrea Meza, coordinatrice del Cambiamento Climatico presso il Ministero dell’Ambiente, ritiene che la NAMA rispecchi la tradizione innovativa della Costa Rica e che il settore del caffè si diriga in quella direzione, per cui “questo progetto rappresenta un traguardo verso il consolidamento del paese come laboratorio per un’economia a bassa emissione di carbonio”.

A questi risultati si aggiunge anche la dotazione di sei nuove stazioni metereologiche per l’Istituto Nazionale del Caffè, per permette di rafforzare la sorveglianza su gravi flagelli come la ruggine e l’occhio del gallo.

 

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